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ANTONIO PUCCINELLI

IL CASTELFRANCHESE CHE ANTICIPÒ I MACCHIAIOLI

Antonio Puccinelli nacque a Castelfranco di Sotto il 19 marzo 1822 e morì a Firenze nel 1897.

Figlio di un modesto sarto, manifestò precocemente le sue doti artistiche. Grazie al sussidio di “una società di benestanti concittadini” studiò all'Accademia di Belle Arti di Firenze dove si formò alla Scuola di Pittura di Pietro Benvenuti e del successore Giuseppe Bezzuoli, maestro quest’ultimo anche di Giovanni Fattori. Attraverso uno dei suoi protettori, un Guerrazzi di Castelfranco, entrò in contatto con i Padri Calasanziani di Volterra, come dimostrato dal dipinto raffigurante un soggetto tipicamente caro agli Scolopi, Sant’Anna insegna a leggere a Maria Bambina, del 1844.

Tale contatto ebbe un’importanza decisiva per la carriera artistica del pittore. Dal Vescovo della Città di Volterra, Giovanni Incontri, ottenne la commissione di due dipinti per la Chiesa di Sant’Andrea annessa al Seminario Vescovile, un San Giovanni Evangelista e un San Luigi Gonzaga, nonché quello di un ritratto dell’Incontri medesimo; un Ritratto di giovane è eseguito per la famiglia Inghirami di Volterra.

Attraverso due illustri volterrani della nobile famiglia Inghirami, Francesco, noto archeologo, e Giovanni, padre scolopio, educatore, geografo e geologo, ottenne commissioni attinenti alla sua attività incisoria. Fu anche in contatto con Mario Guarnacci, il futuro canonico principale della Cattedrale di Volterra dal quale ebbe incoraggiamenti e aiuti.

In questi ambienti, in cui erano crescenti le aspettative per l’elezione a papa di Pio IX, si formò anche il sentimento politico di Puccinelli che prese a frequentare il Caffè Michelangelo di Firenze, luogo di discussione di giovani artisti critici con l’arte accademica. Fu legato da amicizia a diversi artisti destinati ad assumere, attraverso la poetica realistica, un ruolo rinnovatore in Toscana con la formazione di quello che sarà il gruppo dei Macchiaioli di cui è stato giudicato un anticipatore.

In questo ambiente artistico dove è segnalata la presenza di Beppe Dolfi (fornaio fiorentino amico e fiduciario di Giuseppe Garibaldi in Toscana) fu coinvolto nella crescente animazione politica di quei tempi... Prese parte ai moti del 1848 che gli costò la momentanea sospensione del posto di studio a Roma appena appena conferitogli e che gli fu confermato solo dopo aver implorato il perdono del Granduca. Di questo periodo sono testimonianza il ritratto di Curio Nuti, patriota e di Emilio Donnini, nonché quello del Volontario toscano. Nel 1849 si trasferì a Roma, dove rimase fino al 1852 per perfezionarsi nello studio della pittura.

Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, il “Castelfranco”, così era chiamato dagli amici, tornò a lavorare a Firenze dove ebbe importanti commissioni. Fra le altre la serie di quadri destinati a decorare la villa medicea di Careggi acquistata dell’inglese F.J. Sloane. In questo periodo Puccinelli dipinge Il ritratto della Nobildonna Morrocchi, una delle sue opere più belle.

Nel 1861 fu chiamato alla cattedra di pittura presso l’Accademia di Bologna e, da quel momento, si divise fra l’insegnamento e i lunghi soggiorni in Toscana, a Firenze e a Pistoia continuando la sua opera pittorica. La frequentazione degli ambienti artistici di Pistoia gli procura diverse committenze: da ricordare gli affreschi della Liberazione di San Pietro e del Martirio di San Paolo per la cappella degli Alluminati nella Chiesa della Madonna dell’Umiltà.

Nel 1897 si ritira dall’insegnamento e muore il 22 luglio dello stesso anno a Firenze.

Puccinelli è stato autore di dipinti e affreschi raffiguranti paesaggi, soggetti religiosi e storici come Un episodio della strage degli innocenti, del 1852, ora a Firenze nella Galleria dell’Accademia. La sua pittura eccelle nell’arte di ritrarre la figura umana, in particolare figure femminili come Il ritratto della gentildonna Morrocchi (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di palazzo Pitti).

Pur avendo esordito come accademico si avvicinò sempre di più, nella tecnica, ai Macchiaioli. Nella celebre Passeggiata del Muro Torto, dipinto nel 1852 a conclusione del suo periodo di perfezionamento a Roma, la critica ha individuato i prodromi della poetica dei Macchiaioli.